Parashot e Haftarot

Da Ebraismo.

La Torà, vale a dire l’insieme dei 5 libri di Mosè, viene letta pubblicamente in sinagoga ogni sabato e in diverse altre occasioni dell’anno. A tal fine è suddivisa in brani detti parashòt (plurale di parashà).

Le parashòt che si leggono di Shabbat mattina seguono un ordine sequenziale che permette di terminare la lettura di tutta la Torà in un anno. Shabbat pomeriggio, lunedì mattina e giovedì mattina si legge l’inizio della parashà che si leggerà invece per intero lo Shabbat mattina successivo.

Le parashòt festive che si leggono di Rosh Hashanà, Kippur, Sukkot, Pesach, Shavuot, Chanukkà, Purim, Rosh Chodesh ~ capo mese e nei giorni di digiuno sono state scelte in base all’argomento, in modo che siano in qualche modo riconducibili al significato o alle regole della festa.

Una volta venivano chiamate diverse persone alla lettura della parashà, e ciascuna ne leggeva un pezzo. Per questo le parashot sono state suddivise a loro volta in “chiamate”. Ora vengono ugualmente chiamate delle persone a leggere la parashà, ma si limitano a recitare delle benedizioni, una prima e una dopo la lettura; a leggere è sempre una persona preparata chiamata ba'al qorè. Il numero di chiamate varia a seconda della circostanza ed è proporzionale all’importanza della festività:

7 chiamate Shabbat mattina
6 chiamate Kippur mattina
5 chiamate Rosh Hashanà e giorni di festa solenne di Sukkot, Pesach e Shavuot
4 chiamate Rosh Chodesh
3 chiamate Shabbat pomeriggio, Kippur pomeriggio, Chanukkà, Purim, lunedì e giovedì

Le parashòt settimanali in cui è suddivisa la Torà sono 54, e la lettura viene completata ed immediatamente ricominciata una volta all’anno, nel giorno di Simchàt Torà, anche se questo non cade di sabato. Quando si termina la lettura della Torà o comunque di uno dei cinque libri di Moshè, si usa dire “chazaq chazaq venitchazeq”.

Le parashot prendono il nome da una delle prime parole della parashà stessa:

Bereshit Shemot Vayiqrà Bemidbar Devarim
Noach Vaerà Tzav Nasò Vaetchannan
Lekh Lekhà Bo Sheminì Bea'alotekha 'Eqev
Vayerà Beshallach Tazria' Shelach Reè
Chayè Sarà Itrò Metzora' Qorach Shofetim
Toledot Mishpatim Acharè Mot Chuqqat Ki Tetzè
Vayetzè Terumà Qedoshim Balaq Ki Tavò
Vayishlach Tetzavvè Emor Pinechas Nitzavim
Vayeshev Ki Tissà Behar Sinai Mattot Vayelech
Miqqetz Vaiaqhel Bechuqqotai Mas'e Haazinu
Vayiggash Pequdè Vezot Haberakhà
Vayichì

Il numero di Shabbat non festivi in un anno ebraico può variare, da un minimo di 45 ad un massimo di 53, a seconda del numero di giorni totali dell’anno e di come cadono le festività dal punto di vista dei giorni della settimana. Per completare sempre la lettura in un anno, in alcuni Shabbat si leggono due parashot invece di una. Le due parashot vengono accorpate e suddivise in un totale di sette chiamate, con la quarta chiamata che include sempre la fine della prima parashà e l’inizio della seconda.

Il sabato mattina ed in altre occasioni, la lettura della parashà viene seguita dalla lettura di un brano dei Neviìm ~ Profeti, detto haftarà. Alle sue origini vi è probabilmente un fatto doloroso: una volta era stato vietato agli ebrei di leggere la Torà nelle sinagoghe, allora fu deciso di leggere invece un brano dei Neviim che avesse un collegamento con la parashà che si sarebbe dovuta leggere quello Shabbat. Ora, anche in assenza di tali persecuzioni, è rimasta l'usanza di leggere la haftarà subito dopo la parashà.

Per leggere l'haftarà viene chiamata una persona in più, detta maftir. Il maftir legge anche un brano della Torà, prima di leggere l'haftarà. Di solito ripete gli ultimi versetti della parashà che si è appena letta.

La parashà cantata

Lettura di secondo il rito ascolta:
Bereshit 1 italiano
Bereshit 2 italiano
Bereshit 3 italiano
Bereshit 4 italiano
Bereshit 5 italiano
Bereshit 6 italiano
Bereshit 7 italiano